Dimessa negativa ma era positiva: l'assurda vicenda che ha portato alla morte l'82enne Dora Scarafino

Autore Redazione Canale 7 | ven, 13 nov 2020 13:30 | 5634 viste | Monopoli Morte Dora-Scarafino Mater-Dei Denuncia

La famiglia denuncia l'accaduto dove si evidenziano le mancanze della struttura sanitaria ma anche le vicissitudini passate al camposanto

MONOPOLI - Una famiglia straziata dal dolore ma con una dignità che esula dal momento difficile che sta vivendo. La vicenda che riguarda la morte della 82enne Teodora Scarafino, per tutti Dora, ha dell’inverosimile ed è l’emblema di come il Covid possa stravolgere la vita. A raccontare quanto accaduto è Roberto Leoci, figlio della donna deceduta, che con papà Mario, il fratello Vito e le sorelle Tonia e Marinella hanno vissuto e stanno vivendo un vero e proprio calvario. La signora Dora, il 6 settembre scorso, viene ricoverata alla clinica Mater Dei per una operazione all’anca. Effettua il tampone ed è negativa. Viene operata e dopo qualche giorno trasferita da ortopedia a riabilitazione. Durante la degenza un’altra paziente presente nella stessa stanza dell’82enne monopolitana comincia ad avvertire sintomi Covid. Dopo qualche altro giorno quello che era un sospetto diventa realtà. Dora viene trasferita, con il suo stesso letto, in un’altra stanza perché l’altra deve essere sanificata. Anche Dora comincia ad avvertire sintomi Covid ma sottoposta a tampone le comunicano che è negativa e che può tornare a casa. I figli Roberto e Vito vanno a riprendere la mamma e la riportano in auto a casa dove viene riabbracciata dal marito e dagli altri figli. Ma dopo qualche ora l’amara sorpresa. Alla Mater Dei hanno scambiato gli esiti dei tamponi e la signora Dora è invece positiva. Una doccia gelata per l’intera famiglia che si pone immediatamente in autoisolamento. Due figli risulteranno poi positivi e ne usciranno dopo una ventina di giorni. Le condizioni di Dora, però, giorno dopo giorno, peggiorano tanto che alla fine viene disposto il ricovero al Policlinico. Inizialmente nel reparto malattie infettive e poi in terapia intensiva dove lo scorso 8 novembre è deceduta. Ma non finisce qui.  Alla già surreale storia dal punto di vista sanitario si aggiunge un altro tassello che la fa sfociare nell’assurdo. «Hanno messo la bara con dentro la salma di mia madre in un deposito del cimitero di Monopoli pieno di immondizia di qualsiasi genere, addirittura c’erano anche gli ossari – racconta Roberto Leoci -. Vedendo la situazione non ci abbiamo visto più. Sono arrivate tre pattuglie della Polizia Locale che hanno constatato in che schifo era stata messa mia madre. Nemmeno il sindaco si è degnato di venire a vedere con i suoi occhi cosa stesse accadendo. Hanno pulito come potevano e siamo anche stati minacciati, ma davvero lì dentro non si poteva stare». Ecco quindi che la famiglia Leoci ora vuole giustizia. «Mia madre si sarebbe potuta salvare se alla clinica avessero riscontrato subito la sua positività – dice Roberto -. Invece no, l’hanno dimessa e fatta tornare a casa nonostante le sue condizioni di salute e questo non ha fatto altro che aggravare la situazione. Senza considerare che anche noi abbiamo subito la situazione con la quarantena. Non c’è più niente da aspettare. Abbiamo sporto denuncia contro la clinica Mater Dei che ha causato il contagio e anche contro il Comune di Monopoli che non ha avuto un briciolo di compassione per una donna che ha sofferto e che non ha potuto stare con i suoi cari negli ultimi istanti della sua vita».

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